Da 5 ettari a 130 nel giro di 30 anni. Sono questi i numeri che confermano come il Kerner non solo abbia trovato in Valle Isarco la sua patria d’elezione, ma sia anche uno dei vitigni più in ascesa, puntando a diventare uno dei nuovi simboli della produzione vinicola altoatesina.
Il Kerner è un’uva semi aromatica a bacca bianca creata dal botanico August Herlod in Germania nel 1929, incrociando la Schiava Grossa (nota in Germania con il nome di Trollinger) con il Riesling Renano. Il risultato è stato battezzato Kerner in onore di Justinus Kerner, medico e poeta tedesco noto per avere scritto poesie sul vino. Simile al Riesling anche negli aromi, questo vitigno ha trovato in Valle Isarco, come dicevamo, il luogo ideale dove crescere tanto da essere il maggiore produttore a livello mondiale dopo il Giappone, dove troviamo 300 ettari coltivati a Kerner: la sua germogliazione tardiva lo rende meno soggetto a gelate e i pendii soleggiati e in alta quota di questa valle altoatesina si sposano alla perfezione con le esigenze di un’uva pensata proprio per la coltivazione in montagna. Già nel 1970 in Alto Adige sono stati messi a dimora i primi vigneti sperimentali in posizioni diverse, e la buona resistenza di queste viti alle temperature invernali ha fatto sì che a partire dal 1981 se ne piantassero parecchie nelle zone della Val d’Isarco più esposte al gelo. Nel 1993 la superficie totale in provincia di Bolzano era ancora di soli 5 ettari, ma è negli ultimi anni che la tendenza si è invertita e il Kerner oggi, con i suoi 131 ettari, rappresenta il 2% della superficie vitata dell’Alto Adige e il 25% di quella della Valle Isarco (90 gli ettari totali della valle vitati a Kerner).
Di questi, quasi il 40% appartiene ai soci di Cantina Valle Isarco, la più giovane cooperativa vinicola dell’Alto Adige guidata dal direttore generale Armin Gratl: i 135 soci coltivano 150 ettari di vigneti dislocati in 11 Comuni, da Bolzano fino a Sud di Bressanone (Varna, Bressanone, Funes/Tiso, Velturno, Chiusa, Laion, Castelrotto, Villandro, Barbiano, Fié e Renon), di cui 35 ettari sono coltivati a Kerner.
Un vitigno resistente al gelo, che cresce ad alta quota, spesso in condizioni estreme e sempre più apprezzato, tanto che negli ultimi 12 anni la sua produzione in Cantina Valle Isarco è andata via via aumentando fino a raggiungere il 25% delle bottiglie prodotte dalla cooperativa: «Nel 2014 – spiega Gratl – come Cantina Valle Isarco avevamo commercializzato 80mila bottiglie di Kerner Classico e 15mila bottiglie di Kerner della linea Aristos. Nel 2024 il Kerner Classico ha raggiunto quota 200mila bottiglie (+150%) e il Kerner Aristos 45mila bottiglie (+200%). Il trend di crescita del Kerner non riguarda solo la nostra cantina, ma noi siamo i produttori più importanti per questo vitigno. Crediamo moltissimo in questa varietà, come nessun altro nella nostra valle, tanto da aver fatto anche molti nuovi impianti a Kerner negli ultimi anni».
L’aumento della diffusione in Alto Adige si deve soprattutto agli aromi molto intensi che si ottengono con le uve di questa varietà. I grappoli del Kerner, spargoli, di media grandezza, spesso alati e conici, hanno acini di una colorazione inizialmente giallo-verdognola, che a maturazione completata tende al giallo rossastro. Una caratteristica di questo vitigno è l’elevato tenore zuccherino che produce, mantenendo però un buon grado di acidità. Lo spettro aromatico comprende il mandarino, il melone, la passiflora, la melissa e la salvia. Le posizioni più idonee sono quelle esposte al sole a una quota compresa fra 600 e 900 metri sul livello del mare.

Irene Perico