di Virgilio Pronzati

28 Aprile 2025
Circa un mese fa, ricevetti un invito dell’amico Riccardo Gabriele patron di PR Comunicare il vino e compagno di innumerevoli assaggi in anteprime toscane e tasting in tutta Italia. Il gradito invito a pranzo era per il 17 aprile c.a. presso la Trattoria dell’Acciughetta con l’assaggio di inediti Dolceacqua, ed altri vini, di Roberto Rondelli di Camporosso Parlando di Dolceacqua mi vengono subito in mente le suggestive immagini del castello di Dolceacqua (fatto erigere nel 1177 dai Conti di Ventimiglia e poi acquistato da Oberto Doria), l’antico ponte per accedervi ed entrare dello storico borgo e, soprattutto, l’omonimo vino che, da almeno cinquant’anni, lo degusto e ne scrivo. Un incontro ideale per sede, vini e compagnia. Il locale, piccolo ma accogliente, è uggi uno dei posti di ristoro cittadini preferiti dai gourmet genovesi. Il merito è di Giorgia Losi che nel 2015 appena ventisette con un lavoro sicuro nella comunicazione, si innamorò di questo localino dell’angiporto genovese decidendo di lasciare il suo lavoro a Milano e aprire l’Acciughetta. Saporosi piatti con acciughe ed altri pesci azzurri e non solo, uniti a quelli della tradizione genovese hanno ottenuto un meritato successo.

Recentemente, il suo chef e socio Simone Vesuviano è stato premiato per il miglior piatto di pesce al Trofeo Bocuse Italia. Passando ai vini del vigneron Roberto Rondelli, assaggiati prima e dopo l’abbinamento dei piatti, più che lusinghiero il parere espresso da tutti i presenti; un giudizio che conta, in quanto il gruppo degli inviati era composta da sommelier, operatori del settore e giornalisti specializzati in enogastronomia. Roberto Rondelli presente con la moglie Monica, ha presentato i suoi vini al meglio, raccontandone le caratteristiche pedologiche dei terroir dei vari vigneti condotti con sistemi biologici, i tipi d’impianto e di allevamento, le particolari vinificazioni e i diversi affinamenti. L’azienda fondata nel 2000 comprende 3,5 ettari di vigneto con varietà Rossese, Pigato e Vermentino allevato ed alberello e guyot dell’età di oltre 24 anni, che si estende in parte nel comune di Camporosso, nella pittoresca Valle Roja, a pochi chilometri dal confine francese, e in parte nella località Montecurto, a un chilometro da Migliarina. Qui, sul versante esposto a Sud, godono di un microclima più caldo, ideale per la produzione di vini di alta qualità. Produzione media annua di 15.000 bottiglie di cui il 95% sono vendute in Italia. in Italia. Un sicuro paladino a favore del Dolceacqua.

Per conoscerlo meglio, eccovi una sua breve biografia. Roberto inizia a fare vino appena diciottenne seguendo i suoi sogni lungo una via difficile ma piena di soddisfazioni. Da subito si impegna per riscattare i terreni di Migliarina su cui crescono i vigneti del nonno Pepin, e nel giro di pochi anni inizia anche a pianterne di propri, in prevalenza Rossese di Dolceacqua, ma anche Vermentino e Pigato. L’amore profondo per la terra e le sue radici si riverbera in una visione dell’operato del vignaiolo che rispetti il terreno e le piante. Una mano leggera che accompagna l’uva in tutte le sue fasi perchè sia il più possibile espressiva del tempo e del luogo in cui nasce. Abbandonando progressivamente gli schemi dei protocolli, acquisendo via via esperienza e conoscenza delle proprie uve, Roberto approda ad una vinificazione di contatto con il vino, seguendone i rumori, gli odori ed i movimenti. E’ un linguaggio che permette di rispettarne i tempi e le esigenze, usando solo tecniche e prodotti biologici con alcune pratiche biodinamiche.

La vendemmia è svolta in più fasi, separando zone e maturazioni differenti delle uve, e le masse vengono tenute divise fino all’assemblaggio finale. Il tempo è il suo alleato principale, sia per la tempestività di alcuni interventi in cantina, sia per l’attesa di una perfetta maturazione. I vini di Rondelli affinano circa un anno in più rispetto alla tendenza del mercato, mentre il Migliarina, il suo rosso tutto in legno, attende almeno 4 anni dalla vendemmia, affinando due anni in legno di rovere e due in bottiglia. Di seguito i vini degustati con le relative e personali valutazioni di chi ha scritto.

Terrazze dell’Imperiese Bianco IGT Vigna Ciotti 2019
Categoria: Bianco secco. Vitigno: Pigato. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 12,5%. Lotto: T 19. Bottiglie prodotte: circa 3.000 Prezzo medio in enoteca: € 15,00
Alla vista è limpido, di colore paglierino con lievi riflessi dorati. Al naso è abbastanza intenso, persistente, schietto, composito, con sentori fruttati e floreali-vegetali di pesca di vigna, fiori di acacia ed erbe aromatiche dove emerge la salvia. In bocca è secco, molto fresco e sapido, leggermente caldo, di equilibrata struttura e sensibile persistenza. Retrogusto: vena sapida e note fruttate e floreali-vegetali.
Valutazione: 87/100

Terrazze dell’Imperiese Bianco IGT Birbante 2024
Categoria: Bianco secco. Vitigno: Vermentino. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 12%. Lotto: BIR24. Bottiglie prodotte: circa 1.954 Prezzo medio in enoteca: € 15,00
Alla vista è limpido, di colore paglierino con lievi riflessi dorati. Al naso è discretamente intenso, persistente, varietale, composito, con sentori floreali, vegetali e fruttati di fiori di campo e mandorlo, melissa, rosmarino e cedro. In bocca è secco, molto fresco e sapido, un pò minerale, leggermente caldo, di equilibrata struttura e molta persistenza. Retrogusto: vena sapida e minerale, e note floreali-vegetali e fruttate.
Valutazione: 87/100

Dolceacqua Doc Arenaria 2022
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 13,5%. Lotto: AR22. Bottiglie prodotte: circa 8.000 Prezzo medio in enoteca: € 15,00
Alla vista è limpido, di colore rubino scarico con orlo granato. Al naso è abbastanza intenso, persistente, fine ma un pò sottile, con sentori fruttati e speziati di piccoli frutti rossi boschivi un pò essiccati, pepe bianco e lieve di radice di liquirizia. In bocca è secco, sapido, caldo, appena tannico, pieno ma snello, di buona persistenza e armonia. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note fruttate e speziate.
Valutazione: 88/100
Dolceacqua Doc Arenaria 2023
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 12,5%. Lotto: AR23. Bottiglie prodotte: 4.533. Prezzo medio in enoteca: € 15,00
Alla vista è limpido, di colore rubino scarico ma vivo. Al naso è intenso, persistente, ampio ma poco fine, con sentori vegetali, fruttati e speziati di umori boschivi, erbe aromatiche, mora di rovo e corbezzolo, pepe nero e radice di liquirizia. In bocca è secco, sapido, caldo, giustamente tannico, di medio corpo ma persistente. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note vegetali, fruttate e speziate.
Valutazione: 84/100

Dolceacqua Doc Marne Blu 2023
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 13%. Lotto: MB23. Bottiglie prodotte: 1.680. Prezzo medio in enoteca: € 17,00
Alla vista è limpido, di colore rosso granato vivo. Al naso è abbastanza intenso e persistente, poco ampio ma varietale, discretamente fine, con sentori fruttati e speziati di piccoli frutti rossi boschivi un pò essiccati, erbe aromatiche secche e lieve boisè. In bocca è secco, sapido, caldo, appena tannico, discretamente pieno e persistente con fondo amarognolo. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note fruttate e speziate.
Valutazione: 86/10
Dolceacqua Doc Roja 2023
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 13,5%. Lotto: RO23. Bottiglie prodotte: 2.023 (e 100 magnum). Prezzo medio in enoteca: € 43,00
Alla vista è limpido, di colore rosso rubino con orlo granato. Al naso è intenso e persistente, fine, varietale, con sentori fruttati e speziati di piccoli frutti rossi boschivi (mirtillo, mora di rovo e marasca) erbe aromatiche, pepe bianco e lieve boisè. In bocca è secco, sapido, caldo, giustamente tannico, pieno ma snello e persistente. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note fruttate e speziate.
Valutazione: 89/100

Dolceacqua Doc Superiore Roja 2022
Categoria: Rosso secco. Vitigno: Rossese Nero di Ventimiglia. Bottiglia: 75 cl. Alcol: 14%. Lotto: RO22. Bottiglie prodotte: 900. Prezzo medio in enoteca: € 43,00
Alla vista è limpido, di colore rosso rubino con orlo granato. Al naso è delicato ma persistente e fine, varietale, composito, con sentori floreali, fruttati e speziati di iris, piccoli frutti rossi boschivi (fragolina, mora di rovo e ciliegia durona) pepe bianco e cannella. In bocca è secco, sapido, caldo, giustamente tannico, pieno ma snello, di buona persistenza e armonia. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note floreali, fruttate e speziate.
Valutazione: 90/100
Dolceacqua Doc Migliarina 2014
Non più in commercio. Ne erano state prodotte circa 1200 bottiglie
Alla vista è limpido, di colore rosso granato. Al naso è intenso, persistente e fine, varietale, composito, con sentori floreali, fruttati e speziati di rosa selvatica appassita, piccoli frutti rossi boschivi un pò avvizziti ma sani, cacao e ginepro. In bocca è secco, sapido, caldo, appena tannico, di buon corpo e persistenza. Retrogusto: vena sapida e tannica, e note floreali, fruttate e speziate. Un vino certamente maturo che interpreta al meglio il proprio terroir.
Valutazione: 88/100

Dolceacqua: il più francese dei vini italiani
Rubino con riflessi granati, dal bouquet intenso e persistente, ampio, fine, con netti sentori di fragolina e mora di bosco, ribes nero e rosa selvatica, e lievi di erbe aromatiche, di umori boschivi e spezie:; dal sapore secco e sapido, caldo, con piacevole vena tannica, pieno ma snello, di buona persistenza, con gradevole e tipico fondo amarognolo. Colore, profumo e sapore, ricordano buoni vini prodotti col Pinot Noir. Anzi, dalla descrizione potrebbe benissimo essere un Beaune Premier Cru. Niente di tutto questo. Le caratteristiche organolettiche si riferiscono ad un buon Dolceacqua Doc Superiore. Non sono ovviamente tutti così. Magari !Sebbene sia stato il primo vino ligure a essere insignito della Doc nel lontano 1972, il suo percorso qualitativo è stato lungo e difficile. Dopo vent’anni dal riconoscimento ministeriale, una parte seppur limitata di Dolceacqua, non è esente da difetti, in particolare evidenti all’esame olfattivo. Più frequenti, sentori di ridotto e, nei casi più gravi, di feccino. Troppo spesso, parlandone con i produttori, si sente dire che il Rossese è un vitigno difficile. Il vino ottenuto dalle sue uve durante e dopo la fermentazione, è facilmente soggetto ai difetti sopra citati. Lo stesso lo dicono i produttori di Pinot Nero e Dolcetto. Un ritornello sempre in voga tra i produttori meno bravi. Oggi le cose sono totalmente migliorate. Il Dolceacqua può, condizioni climatiche permettendo, esprimersi al meglio.
Ritornando al Dolceacqua Doc, la sua zona di produzione comprendente 14 comuni in provincia di Imperia, con epicentro in Val Nervia, Verbone e Roja un’orografia difficile con forti pendenze, e caratteristiche pedoclimatiche diverse da comune a comune. Anche gli impianti sono diversi. Da tradizionale e diffuso alberello si passa a quello a spalliera e a cordone speronato. Sul vitigno se n’è detto di tutto e di più. Il clone o meglio i cloni sono riconducibili al Rossese Nero di Ventimiglia (l’altro è detto di Campochiesa). Basti pensare che poco più di mezzo secolo fa, oltre quelli innestati su Rupestris du Lot, si usava innestare su viti ibride e di San Geneis, un vitigno rustico da uve da tavola. Ancor oggi ci sono in zona vecchi ceppi di Rossese pre-fillossera.
Definito autoctono, in quanto non presente nelle altre regioni italiane, il Rossese potrebbe provenire dal sud della Francia, introdotto dai soldati dei Doria durante le frequenti scorribande fatte in Provenza. Al riguardo, la D.ssa Anna Schneider docente di Ampelografia presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, considerata una dei massimi esperti di Ampelografia italiana, sostiene che il Rossese è il Tibouren sono lo stesso vitigno. La conferma, genoma e marcatori comuni.
Comuni e crus del Dolceacqua -Apricale; Baiardo; Camporosso: Luvaira, Migliarina, Pian del Vescovo, Trinceria, Monte Curto, Brunetti. Castelvittorio; Dolceacqua: Arcagna, Tramontina, Morghe, Rosa, Pozzuolo, Armetta, Ruchin, Cian da Marchesa, Peverelli, San Martino. Isolabona; Perinaldo: Curli, Savoia, Alpicella. Pigna; Rocchetta Nervina; San Biagio della Cima: Posaù, Luvaira, Nouvilla, Berna, Buscarra, Garibaudo, Crovairola. Soldano: Pini, Bramusa, Galeae, Beragna, Luvaira, Ferenghé, Foulavin, San Martino. Vallebona; Vallecrosia: Santa Croce. Ventimiglia: Piemattun, Roasso, Sette Camini.
Alcuni numeri del Dolceacqua riferiti all’anno 2023.
Vino prodotto: 169,245 ettolitri. Superficie vitata: circa 47 ettari. Resa ettolitri per ettaro: 24 hl circa
ROSSESE DI DOLCEACQUA O DOLCEACQUA DOC
D.P.R. 28.01.1972, G.U. 125 del 15.05.1972
Primo vino DOC della Liguria.
Uvaggio: prodotto con uve del vitigno rossese al 95% e altri vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione, per massimo il 5%.
Zona di produzione: quattrodici comuni dell’Imperiese con epicentro Dolceacqua, Soldano e San Biagio della Cima.
Alcol: 12%, nella versione Superiore 13%. Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino con orlo violaceo da giovane, tende al granato se invecchiato. Profumo vinoso e frutta- to da giovane, si fa intenso ampio, persistente e fine, con sentori di rosa appassita, fragolina di bosco, lievi note di erbe aromatiche e cannella se giustamente invecchiato. Sapore asciutto e un po’ ruvido da giovane, si fa secco ma morbido, sapido, di equilibrata struttura e persistenza se giustamente invecchiato.
Tempo di consumo: da 2 a 8 anni. Non può essere immesso al consumo prima dell’1 novembre dell’anno successivo a quello della vendemmia. Trova analogie con i migliori rossi della Provenza e Cotes du Rhone. In Francia il vitigno è conosciuto col nome di Tibouren.
Il Dolceacqua a tavola
Da uno a tre anni con primi e secondi piatti di medio impegno come fettuccine e ravioli con sugo di carni bianche e di frattaglie. Il Superiore (con un anno d’invecchiamento e almeno 13° d’alcol) di 3-4 anni si sposa con l’antico e prelibato stufato di capra con fagioli di Pigna, capretto ripieno, coniglio al Dolceacqua in terrina, vitella con funghi e all’uccelletto, tordi in casseruola, terrina di fagiano, cosciotto d’agnello al timo, faraona ai funghi e alla crema d’olive taggiasche, formaggette dell’Alta Val Nervia stagionate 3-4 mesi, nonché con molti altri piatti similari della cucina nazionale ed estera. Il Dolceacqua va servito a 16°C in calici con stelo medio. Il Dolceacqua Superiore, servirlo a 17-18°C in ampi calici leggermente panciuti con stelo medio.
Azienda Agricola Roberto
Rondelli Località Brunetti
18033Camporosso (IM)
Tel. 3280348055
WWW.ROBERTORONDELLI.IT
Trattoria dell’Acciughetta
Piazza Sant’Elena, 16126 Genova
Tel. 010 869 3918
WWW.ACCIUGHETTA.IT





